Ho sempre ritenuto Giovanni De Matteo una voce estremamente originale del panorama della fantascienza italiana, uno scrittore che ha sempre coniugato, fin dagli esordi, un linguaggio ricco ed efficace con una fantasia a dir poco sfrenata, ma sempre nel contesto di una fantascienza innovativa e intrigante. Non mi ha sorpreso più di tanto, dunque, che abbia ripreso il suo romanzo Sezione 2, vincitore del Premio Urania 2007 per riscriverlo e aggiungere altre sottotrame e sviluppare personaggi e situazioni che riteneva potessero avere un nuovo e più ampio respiro. Il risultato è Ricordi proibiti, un nuovo titolo per Sezione 2 che Delos Digital, nella collana Odissea Fantascienza, ha ripubblicato in ebook e in cartaceo.
Il romanzo ha per protagonista Vincenzo Briganti, della Sezione Investigativa Speciale di Polizia Psicografica che dispone della tecnologia per interrogare i morti e che si ritroverà a indagare su chi ha ucciso il suo stesso comandante, il Commissario Di Cesare. In una Napoli futuristica ma altrettanto realistica.
Tra i fondatori del connettivismo, movimento che si propone di dare nuovo respiro alle istanze del cyberpunk, promuovendo la contaminazione tra i generi ed esplorando gli orizzonti del postumano, De Matteo collabora con diverse testate (Fantascienza.com, Delos SF, Robot, Prismo, Quaderni d'Altri Tempi) e con Sandro Battisti e Marco Milani ha fondato e diretto per alcuni anni la rivista Next e dal 2010 cura la webzine Next-Station.org con il critico Salvatore Proietti.
Vincitore del Premio Robot con Viaggio ai confini della notte nel 2005, è autore di numerosi racconti, apparsi sulle pagine di riviste (Delos SF, Robot, Carmilla, Futuri), antologie (L'orizzonte di Riemann, Il prezzo del futuro, Propulsioni d'improbabilità, Distòpia, La volontà trasgressiva, Tempesta dal nulla, Sogni e rivoluzioni) e in ebook (Terminal Shock, Codice morto, Sulle ali della notte, Il lungo ritorno di Grigorij Volkolak). Una ricca selezione della sua narrativa breve è stata raccolta nel 2022 nell'antologia La sindrome di Kessler e altri racconti (Kipple Officina Libraria). In collaborazione con Lanfranco Fabriani ha scritto YouWorld, originariamente apparso su Urania (2015) e ripubblicato nel 2018 in ebook da Delos Digital in un'edizione rivista e ampliata. Ha inoltre curato con altri diverse antologie, tra cui Next-Stream: oltre il confine dei generi (2015, Kipple Officina Libraria) e Nuove Eterotopie (2017, Delos Digital).
Tra i suoi romanzi ricordiamo Corpi spenti (2014), pubblicato da Mondadori nella storica collana Urania, Karma City Blues finalista al Premio Odissea. Cura il blog chiamato Holonomikon.
A Giovanni De Matteo abbiamo rivolto alcune domande su Ricordi proibiti, a cominciare dal perché fare la scelta di riscrivere il suo romanzo Sezione 2.
Partiamo da un perché: perché riscrivere il tuo primo romanzo, che vinse il premio Urania nel 2006 e ripubblicarlo a distanza di tanti anni?
Grazie per questa domanda, che credo sia il primo punto da smarcare per parlare del romanzo. Inizierei dalla fine: perché ripubblicarlo? Credo che ci sia stato, nel corso degli anni, un certo interesse intorno a Sezione π². Quando uscì era il 2007 e ovviamente rimase in circolazione per il mese canonico che spetta a tutti i volumi che escono sotto le insegne di Urania. Oggi un Urania può contare in una estensione della sua vita utile grazie al libro elettronico, ma all’epoca gli e-book erano ancora in una fase pionieristica e l’edizione non prevedeva un canale diverso dalle edicole. Quindi, terminato il suo breve ciclo di vita, Sezione π² è di fatto uscito dai radar, con la rara eccezione delle copie che di tanto in tanto saltavano fuori nel mercato dell’usato. Intanto, alcuni lettori, che ringrazio, non si sono stancati di chiederne un ritorno, e alcuni editori hanno manifestato l’interesse per ripubblicarlo. Si è parlato per qualche tempo di un recupero in edizione elettronica di alcuni titoli del catalogo di Urania, ma poi per un motivo o per l’altro non è stato possibile portare a termine l’operazione. Alla fine, ho deciso di accogliere la proposta di Delos Digital, che nel 2019 aveva già pubblicato un altro romanzo ambientato nello stesso universo narrativo, per quanto autonomo e fruibile separatamente: Karma City Blues.
Tuttavia, erano trascorsi quasi quindici anni dalla prima edizione di Sezione π² e ho pensato che il romanzo potesse essere riproposto in una forma spero in qualche modo migliorata, in ogni caso sicuramente diversa rispetto all’originale. Sezione π² è stato riscritto per i due terzi e forse qualcosa in più per diventare Ricordi proibiti: in aggiunta ai capitoli rimpiazzati in blocco conta anche un’intera nuova sezione in appendice, con il testo del misterioso diario di Morgan Carter che getta nuova luce sugli albori della psicografia. Se Sezione π² era il meglio che potevo scrivere a venticinque anni, Ricordi proibiti è il meglio che potevo scrivere a quaranta compiuti. In definitiva, soddisfa una mia personale ossessione e rappresenta un gesto di riguardo per i lettori.
Dividiamo in due i lettori del romanzo: i primi sono quelli che hanno già letto Sezione π², cosa devono aspettarsi dalla lettura di Ricordi proibiti?
Sicuramente ritroveranno la commistione di generi che rappresentava un po’ la cifra stilistica del prototipo: ci sono la fantascienza e il poliziesco, c’è un’indagine condotta grazie agli strumenti forniti dallo sviluppo della tecnologia. Ci sono tutti i personaggi che conoscevano: Briganti e Guzza, la coppia di detective male assortita per indagare sull’omicidio di Salvatore Di Cesare, il fondatore della prima sezione investigativa di polizia psicografica; c’è il PM Grazia Conti, che coordina le indagini; ci sono i personaggi del sottobosco criminale cittadino che incrociano la pista dell’investigazione, tra cui il Barone Samedi che controlla il traffico delle sostanze stupefacenti non convenzionali e le bande che si danno battaglia per il controllo della città. Ma c’è anche altro: per cominciare, ho cercato di far emergere la componente horror in maniera altrettanto riconoscibile di quanto avevo fatto con il cyberpunk e l’hard-boiled. Quindi il lettore di Ricordi proibiti si imbatterà in tante nuove sequenze che sconfinano nei territori del weird, in cui affondano le radici stesse della disciplina di indagine psicografica di cui si avvalgono Briganti e i suoi colleghi, che non erano presenti in Sezione π². Troverà inoltre nuovi personaggi, che aggiungono delle sottotrame in grado di sviluppare in profondità sia la storia del protagonista che la complessità del mondo in cui si muove: le trame politiche, che in principio erano appena suggerite, assumono una rilevanza che vede in gioco il futuro di Napoli e la sua stessa concezione di città. Sicuramente Napoli è molto più presente di quanto il lettore di Sezione π² ricorderà, per quanto si tratti pur sempre di una Napoli molto diversa da quella che conosciamo oggi. Per finire, i primi lettori (o lettori primi) troveranno una moltiplicazione di piani di realtà che prima era solo accennata, mentre adesso costituisce uno dei cardini (se non il vero e proprio asse portante) dell’indagine di Briganti, che non è solo poliziesca ma assume presto connotati esistenziali e, se proprio vogliamo strafare, cosmologici.
I secondi sono quelli che non hanno letto Sezione π²: perché dovrebbero leggere il romanzo?
Se hanno voglia di leggere una storia di fantascienza contaminata con generi contigui (il noir, la spy-story, il weird), Ricordi proibiti potrebbe fare al caso loro. Se cercano un romanzo cyberpunk ambientato in Italia, ma attraversato dalle schegge di un mondo globalizzato e allo stesso tempo frammentato, in Ricordi proibiti troveranno proprio questo. Se sono interessati a intrecci complessi, che mettono in scena macchinazioni e manipolazioni che agiscono su diversi livelli, fino a rendere quasi indistinguibile la matrice della realtà, seguendo la lezione di Philip K. Dick, probabilmente Ricordi proibiti è pane per i loro denti. Se alla fine quello che vogliono è solo una storia che proceda veloce e veda i protagonisti misurarsi con forze contrarie che operano sia fuori che dentro di loro, sostanzialmente è quello che Ricordi proibiti diventa dal secondo quarto in avanti.
Sono passati 17 anni dalla pubblicazione della prima edizione del romanzo, come è cambiata Napoli, che è una protagonista assoluta del tuo romanzo?
Ho provato a renderla molto più vivida, anche attraverso i riflessi immaginifici di una realtà che avrebbe potuto essere e non è stata. Mi spiego meglio. Nel tempo passato dall’uscita di Sezione π² ho avuto modo di scoprire il lavoro di Lamont Young, un architetto e urbanista di origini britanniche che visse e lavorò in città a cavallo tra l’800 e il ‘900. Fu tra i primi a proporre il progetto per una metropolitana a Napoli e il suo genio visionario lo portò a concepire interventi urbanistici che avrebbero modificato il volto della città, dalla costruzione di un intero arcipelago di isole artificiali al largo di Posillipo, che avrebbe voluto chiamare Rione Venezia, alla trasformazione di Bagnoli in un parco turistico attraversato da canali navigabili. Alcuni di questi progetti rivivono nel romanzo in forma di interventi di recupero nell’ambito del Secondo Risanamento che si è reso necessario dopo l’eruzione dei Campi Flegrei e le devastazioni causate dalla Terza Guerra Mondiale. Altre opere effettivamente realizzate da Young, come il Castello Aselmeyer che sovrasta Piazza Amedeo, sono diventate la location per alcuni degli snodi centrali del romanzo.
Last but not least, la città continua a essere assediata, come ricorderanno i lettori della prima ora, dagli spettri della guerra passata, sotto le sembianze dell’oscura, indecifrabile piaga dickiana rappresentata dal kipple, una sostanza amorfa che tende a degradare, decomporre e assorbire la materia inanimata. Anche se l’emergenza rifiuti non è più così attuale come mentre scrivevo Sezione π², credo che la tematica ambientale sia oggi più rilevante che mai, per questo ho voluto rilanciare anche su questo tavolo, insistendo nella descrizione del Limbo che assedia la città e quasi la isola dal resto del mondo.
La Singolarità Tecnologica è una delle premesse più interessanti del tuo romanzo: come la descrivi in Ricordi proibiti e nella realtà quanto siamo lontani o vicini a questo salto tecnologico?
Mai come in questo momento l’avvento di IA in grado di rivaleggiare con le facoltà cognitive umane sembra alla nostra portata: mentre completavo la revisione di Ricordi proibiti il mondo era percorso da un fremito di attesa e stupore davanti ai risultati sbalorditivi raggiunti dagli ultimi modelli generativi, tra cui le chatbot come ChatGPT e le IA sintografiche come Dall-E, Midjourney o Stable Diffusion, in grado di tradurre in immagini le descrizioni testuali degli utenti. Il dibattito che ne è scaturito sui rischi e le opportunità delle IA generative mette in luce due aspetti che a mio avviso ci dicono molto di noi, come specie e come società. In prima battuta, penso al timore e alla diffidenza verso costrutti artificiali non più chiamati a svolgere semplicemente un lavoro meccanico, sollevando gli uomini dal lavoro pesante o rispondendo a un’esigenza di protezione (come il golem delle leggende ebraiche), ma addirittura capaci di rubare all’uomo il privilegio esclusivo della creazione artistica e autoriale (pur con tutti i loro limiti attuali), e questo già di per sé prelude a una rivoluzione copernicana: dopo il Prometeo moderno, è il tempo del Prometeo post-moderno. In seconda battuta, la risposta che la società cerca di offrire ai rischi paventati, attraverso lo schema a cui da sempre il capitalismo ricorre nei momenti di crisi che prospettano imminenti opportunità: innalzando muri, quando ci sarebbe in realtà bisogno di costruire ponti. Dietro ogni vincolo di sfruttamento o diritto di utilizzo concesso su un set limitato di dati per addestrare un’IA, vedo in atto un piano volto a preservare un vantaggio acquisito o gettare le basi per un vantaggio futuro. S’illude chi pensa di tutelare un suo diritto avvalendosi delle misure pensate da imprese private volte a massimizzare i profitti o elaborate da legislatori che continuano a dimostrare sistematicamente il ritardo accumulato sul mondo reale.
Ci sarebbe da scriverci un trattato e chiedo scusa se mi sono già dilungato troppo sul tema. In Ricordi proibiti, come già accadeva in Sezione π², la Singolarità Tecnologica, che ricordiamo è un concetto che dobbiamo a un grande scrittore di fantascienza, Vernor Vinge, poi ripreso negli ambienti transumanisti, è un pretesto per rappresentare uno spartiacque, tracciando una linea tra il mondo di prima e quello di dopo. Il diario di Carter che completa questa nuova edizione offre inoltre un nuovo punto di vista sul ruolo giocato dalle IA generative nella nascita della psicografia. Un ruolo che avrà ripercussioni anche negli sviluppi futuri della serie.
L’idea forte del tuo romanzo è che, grazie a una speciale tecnologia, si è in grado di interrogare i morti, deceduti in modo violento, per estrarne i ricordi. La soglia tra vita e morte è uno dei grandi misteri dell’uomo, come è nata quest’idea per il romanzo?
Era un’idea che mi ronzava già da un po’ nella testa e che aveva già ispirato alcune storie a fumetti che avevo cominciato a pubblicare con Cagliostro ePress. Trovavo interessante la prospettiva che, come con i dati archiviati in un hard disk, anche i ricordi potessero essere in parte recuperati dalla memoria di un cadavere. Rispetto a quanto accadeva in Sezione π², posso aggiungere che ho portato alle estreme conseguenze questo spunto in Ricordi proibiti, dove la vittima illustre su cui si trova a indagare il protagonista utilizza le sue conoscenze sulla psicografia per fare in modo di lasciargli una testimonianza diretta, in grado di indirizzare le indagini. Peccato solo che questo finisca per costituire l’ennesimo elemento di instabilità nella rappresentazione della realtà percepita da Briganti, minando ulteriormente le sue già precarie certezze.
Ogni romanzo è sempre in dialogo con altre opere, letterarie e non. Quali sono quelle a cui fa riferimento il tuo romanzo?
Ti farò presto pentire di questa domanda! Di riferimenti in Ricordi proibiti possiamo contarne a decine, da quelli più espliciti, che cerco di omaggiare attraverso citazioni dirette, a quelli solo suggeriti, evocati con un’immagine, un accostamento o un’allusione. Tra i primi penso al già citato Dick, a H. P. Lovecraft, a William Gibson, ma anche a Thomas Pynchon, William S. Burroughs e Raymond Chandler. Ma tra le righe del mio libro ci sono anche Akira di Katsuhiro Otomo e Ghost in the Shell di Masamune Shirow, Nathan Never e la Trilogia Nikopol di Enki Bilal, l’arte di Zdzisław Beksiński e quella di Paul Delvaux, la musica di David Bowie e le composizioni di Vangelis. E poi il cinema e la serialità televisiva: Blade Runner, Il segreto dei suoi occhi, Strange Days e The Cell, Minority Report e The Element of Crime, Life on Mars, True Detective, Fringe, Westworld e Mr. Robot. E ancora, tornando ai libri: J. G. Ballard e Alfred Bester, Daniel F. Galouye, Robert A. Heinlein, Roger Zelazny e Fritz Leiber, Charles Stross e la Eclipse Trilogy di John Shirley, Dashiell Hammett e la tradizione hard-boiled americana, i noir di Derek Raymond e Hugues Pagan, i romanzi future noir di Jack O’Connell (Il Verbo si è fatto carne), Michael Marshall Smith (Ricambi), K. W. Jeter (Noir) e Richard K. Morgan (la trilogia di Kovacs). Potrei continuare a lungo, ma chiudo con quattro nomi a cui tengo molto: Alan D. Altieri, Vittorio Curtoni, Valerio Evangelisti e Giuseppe Lippi (con il suo Il lago d’inferno, che ho voluto celebrare nel finale).
Se ti giri indietro, chi era il Giovanni De Matteo del 2006 e chi è il Giovanni De Matteo di oggi?
Nel 2006: un appassionato con alcune centinaia di libri e fumetti letti, film e serie TV viste, una manciata di storie scritte.
Nel 2024: quello del 2006, con alcune centinaia di libri e fumetti letti, film e serie TV viste, tante storie scritte, due figli, diciotto anni di debiti e contributi… dopo.
Tu hai esordito giovanissimo nel mondo della fantascienza italiana e sei da subito diventato uno degli autori di punta. Come giudichi il movimento della fantascienza italiana in questo momento?
Stiamo attraversando una fase di enorme vitalità, in cui un po’ tutti scriviamo (consapevolmente o meno) senza ignorare che negli anni ’80 la fantascienza ha cambiato pelle e che mai come oggi l’immaginario si declina in canali di massa che non si esauriscono con il cinema o il fumetto, ma comprendono le serie TV, i videogiochi, etc. e da tutti questi media possiamo trarre spunti per le nostre storie, elementi di insegnamento e termini di paragone con cui confrontarci. Ci muoviamo in un campo abbastanza vasto da ospitare sia storie di puro intrattenimento che storie più speculative, storie che provano a proiettarsi nel futuro remoto e storie che ambiscono a fornire un punto di vista diverso sul presente, storie introspettive e altre incentrate sulla sperimentazione stilistica o l’estrapolazione tecnologica e scientifica. E in cui, forse per la prima volta in Italia, coesistono nello stesso periodo (e ormai è un periodo che dura da qualche anno) diversi movimenti, ognuno con una sua visione del genere: ci sono i connettivisti, che hanno aperto la strada, le autrici e gli autori che hanno dato vita al Collettivo Italiano di Fantascienza e quelli che si riconoscono nel Solarpunk, per non parlare di un numero crescente di autrici che si riconoscono nel fronte d’onda di una nuova fantascienza femminista. Non è necessario riconoscersi in un’etichetta, ma sicuramente mai come oggi abbiamo la possibilità di scoprire una formula che fa al caso nostro, se ne abbiamo voglia. E poi troviamo in attività sia veterani che nuove leve emerse dal panorama degli ultimi anni: un genere che può contare sul contributo, a titolo di esempio, di Nicoletta Vallorani, Lanfranco Fabriani, Dario Tonani, Lukha B. Kremo, Alberto Cola, Clelia Farris, Sandro Battisti, e allo stesso tempo di Linda De Santi, Maico Morellini, Elena Di Fazio, Italo Bonera, Franci Conforti, Davide Del Popolo Riolo, Andrea Viscusi, è un genere che può guardare senza timori al futuro.
La domanda è d'obbligo: ci sarà anche una nuova edizione di Corpi spenti, che era il seguito di Sezione π²?
Presumo sia presto per parlarne, ma l’idea è questa. È anche presto per parlare di ulteriori sviluppi, ma a fine 2023 la Fast Film ha opzionato i diritti per l’adattamento di entrambi i romanzi in una serie televisiva. Vedremo cosa succederà, se mai succederà.
È uscito in appendice al numero 54 della collana Jumbo Urania, che presentava il romanzo di Alastair Reynolds Il ritorno della Demetra (disponile in ebook), il tuo racconto lungo Vanishing Point? Ce ne vuoi parlare?
Si tratta di una novelette che riprende l’ambientazione e alcuni personaggi di un precedente racconto, con cui va a comporre un dittico suscettibile di ulteriori espansioni, a cui ho cominciato a riferirmi con il titolo di progetto di Cronache del Gorgo. Orizzonte degli eventi, pubblicato inizialmente sulle pagine della rivista telematica Continuum e poi riproposto nell’antologia di racconti connettivisti Frammenti di una rosa quantica (Kipple Officina Libraria, 2008), introduceva l’ecosistema orbitale di Resurgam, un remoto avamposto della civiltà umana situato ai confini della galassia. In questo futuro, un network interstellare consente di superare le enormi distanze siderali attraverso dei portali quantistici, ma la rete non può arrivare dappertutto, sia per limiti fisici intrinseci che per ragioni che potremmo definire politiche, così ai suoi margini fioriscono delle comunità autonome, pressoché isolate, in grado di evolversi lontano dall’influenza della Trascendenza (come si è «umilmente» ribattezzata l’umanità del futuro). Resurgam è uno di questi posti, la cui economia si trova a essere incentrata sullo sfruttamento energetico del buco nero intorno a cui orbita e sul recupero dei reperti archeologici di un’antica civiltà aliena estinta, che ha lasciato solo enigmatiche vestigia sugli asteroidi e i pianeti del sistema di Scylla-Niger. È in questo sottobosco postumano che si muovevano Jerry Lone, Ayesha e la Bruja, la più esperta tra i recuperanti ancora in circolazione. Ed è lì che li avevamo lasciati, in seguito al recupero di un sistema di navigazione che prometteva di stravolgere le conoscenze dell’umanità e le loro vite…
Come Orizzonte degli eventi (che per chi volesse può essere recuperato in versione integrale sul mio blog: https://holonomikon.wordpress.com/2019/04/11/orizzonte-degli-eventi/), anche Vanishing Point è una storia che deve molto a Samuel R. Delany, M. John Harrison, Greg Egan e Alastair Reynolds, e sono felice e grato a Franco Forte per averla voluta riproporre proprio in appendice a un romanzo del grande maestro britannico della New Space Opera.
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